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Internet of Things (IoT): che cos’è e come funziona

13 Settembre 2022 - Storie Digitali

Una delle tematiche più in voga quando si parla di innovazione tecnologica è l’Internet of Things o Internet delle Cose.

Il concetto di base è che ci sono oggetti intelligenti e ciascuno di questi può diventare connesso e comunicante per mezzo di svariate tecnologie molto avanzate.

Tali oggetti non sono solo smartphone, computer, tablet, ma anche quelli che ci circondano nelle nostre case, al lavoro e nella vita quotidiana.

L’Internet of Things vuole semplicemente condurre nel mondo digitale gli oggetti comuni della nostra esperienza.

È dunque chiamato così perché è il web la piattaforma che agisce da abilitatore, consentendo lo scambio di dati tra un oggetto smart e un sistema di gestione smart.

Proviamo a comprendere nel dettaglio il significato di Internet of Things, come funziona, in quali campi viene utilizzato e cosa ci attende in futuro.

Conosciamo meglio l’Internet of Things

L’espressione Internet of Things (IoT) è stata coniata nel 1999 da Kevin Ahston, ingegnere del Massachusetts Institute of Technology (MIT), in correlazione ai dispositivi RFId (Radio Frequency Identification).

Con questo nome si intendono le connessioni Internet eseguite da oggetti smart senza l’intervento di operatori umani. Gli oggetti possono quindi interfacciarsi in modo automatico alla rete, trasmettere dati e accedere ad informazioni indispensabili per il loro funzionamento.

In poche parole, l’Internet of Things è quella fase dello sviluppo tecnologico per cui ogni oggetto della vita comune potenzialmente può acquistare un’identità nel mondo digitale.

La connessione web consente agli oggetti di essere intelligenti, definendo una mappa virtuale del mondo reale. Infatti, tantissime componenti reali, come automobili ed elettrodomestici, possono essere mappate, creando una specie di luogo virtuale dove convivono e si scambiano informazioni.

Le tecnologie alla base dell’Internet of Things sono differenti. In principio per trasferire i dati venivano usati i tag RFID, ma in tempi più recenti si stanno affermando altre tecnologie più efficienti, come il protocollo IEEE 802.15.4.

In teoria qualsiasi oggetto può essere fornito di un dispositivo elettronico con un software in grado di collegarsi ad Internet e ciò rende gli ambiti di utilizzo dell’IoT pressocché infiniti.

Le sole cose di cui gli oggetti hanno bisogno per essere parte dell’Internet of Things sono l’indirizzo IP, che ne permetta l’identificazione univoca, e la capacità di inviare e ricevere dati in maniera autonoma e senza la mano dell’uomo. Quest’ultimo punto può essere garantito dal produttore attraverso il firmware.

Ad ogni modo, il significato di IoT va al di là della banale definizione e si traduce poi nel mondo concreto, con esempi innumerevoli. Basta pensare alle auto all’inizio connesse soltanto tramite box GPS-GPRS per scopi assicurativi, mentre oggi vengono costruite già dotate di connettività.

Lo stesso discorso vale per le case e gli appartamenti, per i quali abbiamo assistito alla domotica con soluzioni wireless, accompagnate da servizi in cloud ed un utilizzo sempre crescente dell’Intelligenza Artificiale.

Altro esempio molto semplice di IoT sono i classici lampioni per strada nelle nostre città che regolano la luminosità secondo la visibilità o i semafori agli incroci che si sincronizzano sul verde per agevolare il passaggio dei mezzi di soccorso.

In quali settori viene utilizzato l’IoT?

Potenzialmente l’Internet of Things è un concetto che non conosce confini applicativi: dagli elettrodomestici di casa che si gestiscono tra loro per ridurre l’impatto energetico alle vetture che dialogano con l’infrastruttura stradale per evitare incidenti e fino ai dispositivi medici che si interfacciano con un presidio ospedaliero.

Se però è assodato che gli oggetti diventano ‘smart’ collegandosi alla rete e scambiando informazioni, è pur vero che tale processo di sviluppo non avviene con le medesime tempistiche per tutti gli ambiti. Quindi, ciascun settore economico segue una propria linea di evoluzione, alla quale l’IoT dovrà adeguarsi.

Vediamo quali sono finora i campi di applicazione che trova l’Internet of Things:

  • Smart Car: questo è forse uno dei principali usi dell’IoT. In particolare, viene impiegato per la trasmissione delle informazioni in tempo reale al consumatore, connettendo le vetture tra loro e con l’infrastruttura che le circonda per prevenire incidenti e pericoli stradali.
  • Smart City: destinazione d’uso è anche la gestione e controllo degli elementi di una città, come parcheggi, illuminazione pubblica e mezzi di trasporto. Lo scopo è quello di migliorare la sostenibilità e la vivibilità della società in cui viviamo.
  • Smart Home: altro settore nel quale l’IoT è già attivo da tempo è proprio la gestione automatica o da remoto degli impianti domotici presenti nelle nostre abitazioni, utili per limitare i consumi di energia, la sicurezza ed il comfort.
  • Smart agricolture: con l’IoT sarà possibile monitorare i parametri microclimatici dell’agricoltura per incrementare la qualità dei prodotti, contenere le risorse e l’impatto sull’ambiente.
  • Smart metering: grazie all’IoT i contatori per la misurazione di gas, acqua ed elettricità sono connessi alla rete e ciò permette di verificare la corretta fatturazione dei consumi e la telegestione.

Privacy e implicazioni morali dell’IoT

Se da un lato l’uso dell’Internet of Things sta già parzialmente rivoluzionando le nostre vite, una parte del mondo scientifico internazionale nutre dei dubbi di carattere etico e morale sul suo impiego.

Questo perché gli oggetti connessi alla rete saranno capaci di inviare o ricevere dati e di prendere decisioni in autonomia secondo le informazioni incamerate.

Ciò significa non solo che i dati sensibili possono essere acquisiti dalle multinazionali che forniscono gli oggetti, ma che tali aziende potranno poi influenzare la vita quotidiana delle persone per mezzo dei loro dispositivi.

Una quantità sempre maggiore di oggetti sarà programmata per prendere decisioni, togliendo all’uomo tale opportunità.

Se in futuro l’uso di oggetti con abilità decisionale si avvarrà dell’AI per decidere al posto nostro, questa diventerà una prassi consolidata e probabilmente non avremo nemmeno la percezione del controllo esterno.

Accanto alle controversie di carattere etico si affiancano anche dubbi e polemiche a proposito del rispetto della privacy. Il timore è che, essendo circondati da oggetti connessi in rete quotidianamente, ci esponiamo al pericolo di essere spiati oppure di lasciare una via di accesso ai sistemi di sicurezza.

Insomma, la dispersione delle informazioni è un rischio costante già oggi e secondo gli esperti più allarmisti, con l’IoT la situazione potrebbe peggiorare. Infatti, una banda di hacker ben addestrati, in una realtà di oggetti interconnessi, potrebbe teoricamente paralizzare il traffico cittadino o la produzione industriale.

Molti di noi sono virtualmente già controllati attraverso i servizi di geolocalizzazione che forniscono in real time la nostra posizione ad un gran numero di aziende. Ecco allora che l’IoT presenta dei risvolti potenzialmente pericolosi ancora da chiarire.

L’IoT in Italia

Dopo una lieve flessione nel primo anno della pandemia, dal 2021 in poi il mercato dell’IoT in Italia ha di nuovo ripreso il suo cammino con slancio.

La School of Management del Politecnico di Milano ha rilasciato l’ultima ricerca dell’Osservatorio Internet of Things per il 2021-2022, secondo la quale nel 2021 l’IoT ha segnato un +22% rispetto all’anno precedente, con un aumento di 7,3 miliardi di euro rispetto ai livelli pre-Covid.

Sembra che attualmente siano almeno 110 milioni gli oggetti connessi in Italia, circa 1,8 ad abitante. Inoltre, a fine 2021 si sono contate 37 milioni di connessioni IoT via cellulari e 74 milioni di altre connessi tramite vari sistemi di comunicazione.

Tra le tecnologie una spinta decisiva proviene dalle reti LPWA che in un solo anno sono passate da 1 a 2 milioni.

Intanto, a livello legislativo il governo italiano ha varato nel 2021 il Piano Nazionale Transizione 4.0, un nuovo piano di sviluppo industriale finanziato dalla Legge di Bilancio 2021. Questo piano comprende anche investimenti in beni materiali 4.0, molti dei quali inclusi nell’IoT.

Per esempio, c’è una voce specifica che parla di software, piattaforme, sistemi e applicazioni in grado di trasmettere dati tra di loro e con l’ambiente che li circonda. È quindi evidente come l’Italia si stia impegnando seriamente nella diffusione delle tecnologie IoT per costruire un mondo sempre più interconnesso in tutte le sue componenti.

Quali implicazioni future per l’IoT?

Secondo gli analisti di tutto il mondo, negli anni a venire l’Internet of Things si andrà ad espandere in maniera tale da conquistare ogni ambito della nostra vita, inclusi tempo libero e lavoro.

Non a caso sono sempre di più i campi di applicazione dell’IoT: dall’industria all’agricoltura, dalla medicina alla domotica e fino alla finanza.

Nel frattempo, IoT, intelligenza artificiale e Big Data sono già strettamente collegati tra loro e lo saranno ancor di più in un futuro non troppo lontano.

Infatti, sono allo studio innovativi sistemi che rendono le macchine capaci di inviare automaticamente i referti degli esami a banche dati dove i software AI possono estrarre una diagnosi e suggerire una cura.

I sistemi AI riusciranno ad analizzare milioni di cartelle cliniche per interpretare differenze e similitudini tra pazienti affetti dalla stessa patologia.

In realtà, tutto il settore dell’IoT subirà nei prossimi anni una forte evoluzione, con un giro di affari che sfonderà quota 80 miliardi di dollari.

Infine, dovendo connettere miliardi di dispositivi, sarà necessario avere a disposizione altrettanti indirizzi IP e per risolvere questo genere di difficoltà, al protocollo Ipv4 è già stato affiancato il nuovo protocollo IPv6.