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Software testing: come funziona e quali tipologie di test si possono condurre

6 Settembre 2023 - Mondo App

Che sia un’applicazione web, un dispositivo IoT o un chatbot, costruire un software funzionante e privo di errori è indispensabile per soddisfare i clienti e soprattutto offrire un’immagine del brand positiva.

Oggi sviluppare un software perfetto e in grado di rendere felici gli utenti è l’obiettivo finale di qualsiasi sviluppatore e azienda, specialmente in un momento storico nel quale la digitalizzazione è sempre più dominante. Infatti, il software non è soltanto una componente fondamentale dei processi di business, ma è anche lo strumento principale di relazione con il cliente.

Il software testing è dunque il processo di verifica e accertamento del corretto funzionamento di un’app o device in confronto alle aspettative. Ovviamente controlli di questo genere permettono di prevenire i bug, ridurre i costi di sviluppo e migliorare le prestazioni. Ma come funzionano le attività di test del software e perché sono così importanti? Andiamo a scoprirlo!

Cos’è il software testing?

Il software testing o test del software è l’insieme di tutte quelle attività volte a valutare le funzionalità di un programma software, con lo scopo principale di individuare malfunzionamenti, errori e bug che possono presentarsi in precise condizioni d’uso.

Nei modelli di sviluppo classici la fase di collaudo viene decisa alla fine dello sviluppo del codice e può essere di enorme aiuto per accertarsi della corrispondenza delle funzionalità previste rispetto ai requisiti richiesti dagli utenti, trovare difetti di sistema che possono inficiarne il funzionamento oppure controllare se il grado di usabilità e fruibilità è adeguato.

Il software testing è di vitale importanza per garantire la qualità del programma ed offrire una user experience di eccellenza. Oggi di test del software ce ne sono di moltissime tipologie e nel tempo tali tecniche di controllo sono diventate sempre più raffinate e specifiche.

In aggiunta, questi test possono essere di tipo manuale oppure automatico. Quelli manuali sono svolti da una persona fisica, il cosiddetto tester, che opera sull’applicazione e le API tramite gli strumenti appositi.

I software test manuali sono più costosi perché hanno bisogno che qualcuno vada a configurare personalmente l’ambiente ed esegua il test in autonomia, con il rischio di errori umani. Invece il test automatizzato è realizzato da una macchina che svolge uno script scritto in anticipo. Questi test possono variare nella loro complessità e sono più affidabili di quelli manuali.

Le origini del software testing

 La storia dei test del software è strettamente connessa allo sviluppo del software che è iniziato nel secondo dopoguerra. Nel 1948 il matematico Kilburn ha gettato le basi per la nascita del primo software costruendo Manchester Baby (Small-Scale Experimental Machine – SSEM), il primo computer elettronico digitale della storia.

Nei decenni a seguire la principale tecnica di test del software è stato il debugging e solo negli Anni Ottanta gli sviluppatori sono andati oltre la correzione dei bug per interfacciarsi con le impostazioni del mondo reale. Si è quindi definita una visione più ampia dei test che includeva anche il controllo di qualità come componente essenziale del ciclo di vita dello sviluppo.

Dagli Anni Novanta in poi si è passati alla creazione, progettazione, esecuzione e supporto dei casi di test, giungendo ad un livello qualitativo più alto che ha condotto a nuove metodologie e strumenti di gestione.

Perché è così importante l’attività di software testing?

Il test del software effettuato su applicazioni e qualsiasi altro tipo di programma è determinante per assicurarne la massima qualità, individuare errori e per garantire agli utenti una user experience di livello e soddisfacente.

È risaputo che in seguito ad esperienze d’uso negative i consumatori passano subito ad altri prodotti più convincenti ed affidabili e dopo una prima esperienza di scarsa qualità, difficilmente tornano sui propri passi.

Con il modello di sviluppo waterfall il software testing in genere si svolge alla fine della scrittura del codice, mentre i team di sviluppatori che operano con Agile/DevOps lo intendono come parte integrante della fase di sviluppo, con un costante miglioramento secondo i feedback ricevuti.

Inoltre, un software applicativo deve rispondere puntualmente alle esigenze di business e di ciò se ne dovrà tenere conto nel corso di tutto il suo ciclo di vita. Non a caso il rilascio di programmi difettosi o di qualità scadente che non corrispondono alle attese degli utenti può avere gravi ripercussioni sull’azienda produttrice.

Insomma, lanciare sul mercato un software corrotto o pieno di errori può danneggiare irrimediabilmente l’immagine del brand, disattendendo la fiducia dell’utente finale, con conseguenze economiche sugli introiti del marchio.

I tipi di software testing

Oggi gli sviluppatori e i tester possono eseguire oltre 50 tipologie diverse di test che si differenziano secondo il loro obiettivo finale. Ecco alcune delle principali categorie nelle quali si possono suddividere:

  • Test di accettazione: sono i test che accertano se il sistema funziona come dovrebbe e se soddisfa i requisiti previsti dagli utenti. Si tratta dell’ultimo tipo di test da svolgere prima del rilascio ufficiale del programma e possono essere effettuati sia dagli sviluppatori che dagli utenti finali in anteprima. In quest’ultimo caso si parla di User Acceptance Testing;
  • Test di integrazione: è una modalità di test del software nella quale i vari componenti del programma sono testati come gruppo per controllare la loro integrazione. È il primo test da fare in ordine cronologico e serve appunto a garantire il funzionamento dei singoli moduli. I test di integrazione sono eseguiti dai tester e sono importanti per evidenziare i difetti che possono insorgere tra i componenti che interagiscono tra di loro;
  • Test dell’unità: lo scopo di questo test è confermare che ogni singola unità software si comporti come previsto. Si va quindi ad isolare ogni parte del programma per verificarne la correttezza e completezza nel processo di implementazione, evidenziando subito i bug per correggerli. Di solito viene svolto dallo sviluppatore adibito a quella porzione di software;
  • Test funzionale: tali test controllano che le funzioni del programma rispettino gli scenari attesi dall’azienda, secondo i requisiti funzionali. Hanno l’obiettivo di analizzare le singole caratteristiche del software e se queste funzionano a dovere. Uno dei principali test funzionali è il test black box;
  • Test delle prestazioni: è il test per verificare le prestazioni del software in differenti situazioni e carichi di lavoro specifici. È anche noto come test di conformità e in tale tipologia rientra il test di carico che serve a simulare le prestazioni in condizioni di stress e carico reali;
  • Test di regressione: i test di regressione sono concepiti per valutare il funzionamento del software dopo l’aggiunta di nuove funzioni, modifiche o aggiornamenti. In poche parole, si vuole verificare che le novità introdotte non abbiano avuto un impatto negativo sul programma e che non abbiano generato bug o errori;
  • Test di fruibilità: si va semplicemente a controllare la facilità di uso del software dal punto di vista dell’utente finale e solitamente si svolge durante i test di accettazione. Il tester vuole capire se il design e l’aspetto dell’applicazione sono adeguati al flusso di lavoro previsto. Questo test è importante per avere una panoramica d’insieme sull’usabilità del programma e se è intuitivo da utilizzare.